Cercare di comprendere l’uomo, il suo comportamento e le sue malattie attraverso un approccio settoriale (esclusivamente medico, esclusivamente psicologico, esclusivamente ambientale) non è più ammissibile. L’alimentazione, sicuramente, riveste un ruolo importante nel ben-essere psico-fisico della persona. Il San Raffaele di Milano ha addirittura emanato un master di II livello in Alimentazione e Psicopatologia, a sottolineare l’importanza degli ultimi riscontri scientifici in questo campo. Sarebbe utile che gli esperti del settore, che si occupano a vario titolo di psicopatologia, si aggiornino anche in questo ambito.
Riporto, di seguito, un articolo di Fulvio d’Avino (autore del testo: “La ghiandola pineale: splendida connessione tra cervello ed anima”), pubblicato su neuroscienze.net
“GLI ACIDI GRASSI ESSENZIALI OMEGA-3 IN NEUROFISIOPATOLOGIA”
Gli acidi grassi essenziali hanno una notevole importanza nello sviluppo del cervello e nella terapia di alcune patologie del sistema nervoso. La loro definizione(essenziali) deriva dal fatto che essi, non potendo essere sintetizzati nell’organismo umano, devono essere ingeriti o mediante il cibo, o sotto forma di integratori alimentari. Gli acidi grassi essenziali (Essential Fatty Acids) [ EFA ], in rapporto alla posizione del primo doppio legame all’interno della loro molecola, vengono distinti in acidi grassi omega-6 ed acidi grassi omega-3. Gli acidi grassi omega-3 più importanti sono il DHA (acido docosaesanoico) e l’EPA (acido eicosapentanoico) Entrambi vengono sintetizzati dalle microalghe e quindi si accumulano nei pesci che si nutrono di fitoplancton, in particolare: salmone, tonno, sardine, merluzzo, sgombro, alici ed ancora di più, nell’olio di questi pesci. Gli acidi grassi omega-3 si trovano anche nel latte materno, mentre sono assenti nel latte vaccino. Ricordiamo infine che in alcuni semi oleosi e nell’olio che da essi si ricava, sono presenti alte concentrazioni di acido alfa-linolenico, che può essere convertito dal nostro organismo in EPA. E’il caso dell’olio di lino, dell’olio di canapa e dell’olio di canola. Gli acidi grassi essenziali svolgono un ruolo fondamentale nel determinare la struttura delle membrane neuronali e sinaptiche e sono, dal punto di vista morfo-funzionale, componenti molecolari indispensabili per il cervello. Per garantire uno sviluppo efficiente del sistema nervoso, è necessario un adeguato apporto di acidi omega-3, soprattutto nell’ultimo trimestre di gravidanza ed anche nei primi sei mesi di vita. E’ quindi importante, in tali periodi, controllare la dieta materna onde garantire il fabbisogno di tali sostanze. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha da tempo raccomandato l’aggiunta di EPA e DHA al latte in formula per i neonati. Uno studio danese è stato svolto su soggetti nati a Copenaghen, tra il 1959 ed il 1961. Un campione di 2280 bambini è stato diviso in cinque gruppi, in rapporto alla durata del loro allattamento al seno materno. La maggiore durata dell’allattamento è risultata associarsi significativamente a più alti livelli di quoziente intellettivo (QI) verbale, QI di performance e QI totale alla Wechsler Adult Intelligence Scale (WAIS). Gli effetti di una dieta neonatale arricchita con DHA rispetto ad una dieta di controllo senza EFA, sullo sviluppo cognitivo successivo, sono stati valutati in uno studio clinico controllato e randomizzato. Cinquantasei neonati (26 maschi e 30 femmine) sono stati arruolati nello studio, entro i primi cinque giorni di vita, e hanno assunto la dieta stabilita fino alla diciassettesima settimana di vita. All’età di 18 mesi sono stati sottoposti a valutazione mediante Bayley Scales of Infant Development, 2nd edition (BSID-II). I soggetti trattati con DHA hanno mostrato un notevole vantaggio sul piano cognitivo e motorio, con un trend in miglioramento anche del linguaggio.
Ora vedremo quali sono gli effetti benefici e terapeutici degli acidi grassi omega-3 su alcune patologie neuropsichiatriche sia del bambino che dell’adulto.
Disturbi Psicocognitivi nei Bambini
In uno studio condotto su 100 bambini dislessici, i soggetti con più bassi livelli di Omega-3 presentavano peggiori capacità di lettura, di spelling e di memoria uditiva. In un altro studio fu evidenziata una stretta correlazione tra deficit di acidi grassi essenziali e problemi neurolinguistici non solo visivi, ma anche uditivi e motori. Burgess et al. (2000) confermarono che i bambini con questo tipo di deficienze lipidiche, avevano disturbi del comportamento, dell’apprendimento e del ritmo sonno-veglia, assenti nei bambini di controllo sani.
Disturbi Psicocognitivi nell’Adulto
Schizofrenia
Sia in schizofrenici cronici, sia in schizofrenici all’esordio della malattia, la supplementazione dietetica di olio di pesce, a maggior contenuto di EPA, ha indotto un significativo miglioramento dei sintomi negativi (anedonia, apatia, affettività appiattita, rallentamento motorio).
Demenza Senile
Livelli plasmatici ridotti di DHA sono stati evidenziati nella demenza senile tipo Alzheimer (SDAT), nelle altre forme di demenza (OD), ma soprattutto nel deficit cognitivo senile non demenziale (CIND). In uno studio randomizzato della durata di sei mesi, sono stati valutati gli effetti dell’EPA in pazienti affetti da Morbo di Huntington in stadio avanzato (III). Tutti i soggetti trattati hanno avuto un miglioramento dei movimenti patologici oro-facciali, mentre la RMN tridimensionale ha addirittura messo in luce un processo neuroplastico inverso all’atrofia che caratterizza invece la malattia.
Depressione
In soggetti depressi sono stati rilevati bassi livelli di Omega-3, in primis DHA. Tali composti agiscono direttamente nella modulazione della proteina C-AMP Response Element Binding (CREB) e del Brain Derived Neurotrophic Factor (BDNF). Per questo motivo molti autori suggeriscono la somministrazione di acidi grassi omega-3 nel trattamento della depressione lieve o media e come integrazione terapeutica nella depressione grave.
Depressione Post-Partum
È stato dimostrato che gli acidi grassi essenziali, soprattutto il DHA, durante la gravidanza, decrescono progressivamente nella madre. L’apporto dietetico di DHA è correlato inversamente con l’incidenza di depressione post-partum. I dati di prevalenza della depressione post-partum sono stati valutati su 14.532 soggetti, reclutati in 41 diversi studi,in 23 nazioni. Più alte concentrazioni di DHA nel latte materno e più alti consumi di pesce correlano con una più bassa prevalenza di depressione post-partum.
Disturbi Bipolari
Diverse osservazioni cliniche ed alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato una correlazione diretta tra maggiore consumo di pesce e ridotta prevalenza di disturbo bipolare. La somministrazione di EPA e DHA in pazienti con terapia farmacologica e psicoterapeutica in atto, ha determinato una remissione della sintomatologia depressiva (non tanto quella maniacale) con effetto preventivo anche sulle ricadute.
Gli acidi grassi omega-3 sono generalmente ben tollerati. Possono verificarsi disturbi gastrointestinali. Infine gli integratori sono controindicati durante la gravidanza ed interagiscono negativamente con i farmaci antitrombotici. Al contrario, l’assunzione di cibo ricco di acidi grassi omega-3 non comporta alcuna controindicazione e va pertanto consigliata.
Da: http://www.neuroscienze.net/?p=4644